"PIDEN AL GOBIERNO DE BERLUSCONI, UN MILLÓN DE EUROS, POR UN VIDEO EN DONDE LA NIETA DE MUSSOLINI, SE LO ESTÁ "PASANDO EN GRANDE" CON UN EURODIPUTADO"
"Il video con la Mussolini, e
Fiore fu offerto a Palazzo Chigi".
"Chiesto un milione. Denuncia alla Procura, che ora cerca il filmato".
"Alessandra Mussolini e Roberto Fiore". |
"Non fece alcun nome, ma la convinzione dei magistrati è che si riferisse al filmato che ritrarrebbe Alessandra Mussolini e Roberto Fiore. Per questo la Procura di Roma, attivata proprio da palazzo Chigi, adesso indaga per tentata estorsione".
"Il sospetto è che dopo Piero Marrazzo anche i due esponenti di destra siano rimasti vittima di un ricatto non economico, ma politico: la richiesta di soldi sarebbe servita soltanto per far circolare la notizia".
"Il mittente della missiva è stato individuato e perquisito. Ora si cercano eventuali complici, ma soprattutto si tenta di scoprire chi si sia mosso dietro questa vicenda".
"Nel 2005, durante la campagna elettorale per la presidenza, della Regione Lazio, sia Marrazzo sia Mussolini furono vittime di un'attività di spionaggio illecito, messa in piedi da alcuni collaboratori del terzo candidato, Francesco Storace".
"I pubblici ministeri stanno dunque verificando se i due episodi possano essere legati da una regia comune. Ma vogliono anche accertare se siano in circolazione altri video, se altri uomini delle istituzioni siano finiti sotto ricatto".
"L’inchiesta sulle "pressioni" al governatore sorpreso con un transessuale non esclude infatti che diversi personaggi pubblici possano essere stati messi in scacco con filmini e foto".
"L’avviso dell’ispettorato".
"Si deve tornare, agli inizi di settembre, dunque. È in quei giorni che la lettera viene spedita alla Presidenza. La descrizione del filmato, è molto esplicita, anche se vengono tenuti celati i nomi dei protagonisti".
"Attraverso l'ufficio di sicurezza interno si decide di avvisare la Procura di Roma. In calce c'è una firma, ma si pensa a un episodio di mitomania, il documento viene di fatto accantonato. La storia assume una valenza del tutto diversa venerdì scorso, quando in prima pagina, sopra una grande foto, Il Giornale titola: "Sesso e filmati, ricatto alla Mussolini".
"Il procuratore aggiunto Pietro Saviotti capisce che la lettera potrebbe riferirsi proprio a quel video e ordina alla Digos di rintracciare l’autore. A.C., inserito nella mailing list di Forza Nuova, viene interrogato e perquisito".
"Ammette di aver spedito la lettera, "perché non c’ho un soldo e speravo che Silvio Berlusconi fosse interessato e mi pagasse". Poi aggiunge: "Quel video non ce l’ho, non sono stato io a girarlo. Ho soltanto fatto da intermediario".
"Una difesa ritenuta "non credibile", da chi indaga. Del resto l’uomo non aggiunge altri dettagli sull’identità delle persone che lo avrebbero incaricato di negoziare o comunque di veicolare l’informazione".
"Dal suo appartamento viene portato via un computer che i tecnici della polizia Scientifica stanno adesso analizzando. Si cerca il video, si verifica se ci siano altre immagini, si esplorano i contatti di A.C. per stabilire se abbia fatto tutto da solo o se effettivamente esistano dei complici. Ma l'indagine mira pure a verificare quante persone siano state contattate per proporre la vendita".
"Il post su "Indymedia".
"Nell’articolo pubblicato, venerdì scorso da Il Giornaleè scritto che "in Transatlantico circola un lancio di Indymedia, sito area no global, secondo il quale 'esisterebbe un video che ritrae Mussolini e Fiore in intimità, sesso esplicito nella sede romana di Forza Nuova".
"Il quotidiano diretto da Vittorio Feltri chiarisce: "Siamo costretti a parlarne perché nella nota si dice che 'il filmato sarebbe ancora in circolazione e in vendita e la proposta è arrivata anche alla redazione de Il Giornale che lo ha potuto visionare".
"Possiamo garantire che non risponde al vero perché tale video ci è stato offerto telefonicamente, ma abbiamo risposto di no, che non ci interessava neanche vederlo".
"Il giorno dopo "Indymedia", nega di aver mai messo in circolazione un comunicato. Anzi, chiarisce che si tratta di un "post" inserito il 20 novembre e sottolinea: "È molto facile sfruttare l’open publishing per pubblicare sciocchezze a cui dare parvenza di verità. Tanto più che per proteggere la privacy non conserviamo i log di chi accede al sito".
"Chi vive questo media sa bene come funziona e non si lascia ingannare da un post senza firma, senza fonte e senza alcun riscontro, che chiunque può avere pubblicato con i più disparati intenti: satira, disinformazione, ecc".
"O forse più semplicemente qualcuno era in cerca di uno scoop da costruire?". Poi una frecciata diretta proprio al quotidiano: "A Il Giornale poniamo una domanda. Avete aspettato una settimana per lanciare il caso? Speravate che qualche quotidiano un po’ più credibile di voi se ne accorgesse prima, dandogli una patente di autenticità e spianandovi la strada?".
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